In occasione della nuova edizione dell’Accettura Folk Festival –domani 12 agosto – sarà presentato il nuovo cd degli Accipiter: 10 brani, la cui parte musicale è totalmente inedita, mentre per alcuni dei testi, o per parte di essi, sono stati utilizzati rime e modi dire tradizionali del territorio e di un modo di vivere andato (ispirati anche dalla figura di Francesco Varvarito , poeta e cantore accetturese, morto qualche giorno fa), che però è meno lontano di quel che può sembrare. Il tutto in crudo, e a tratti violento, dialetto accetturese, noto per essere uno dei meno recepibili della Lucania, soprattutto per la velocità e la pochezza di vocali, caratteristiche che però lo rendono ideale per il sound degli Accipiter che al folk mischia sonorità pop ed elementi metrici funk. Particolarità, queste, che si notano subito nel brano caratterizzante del cd, ovvero “ié rest qua”, che, come da titolo, è una dichiarazione e una scelta di attaccamento alla propria terra, nonostante tutto.
Quanto all’edizione 2017 del Festival, dopo soli due anni la manifestazione, nata come espressione di un nuovo fermento musicale accetturese ma non solo (certificato dalla rapida diffusione, negli ultimi mesi, di tammorre e chitarre) e come occasione di contatto sociale, si sta già consolidato, numeri alla mano, come l’evento più importante della zona. Nelle prime due edizioni, ne “Il Paese del Maggio”, si sono esibiti nomi quali Antonio Castrignanò e gli Officina Zoè, che hanno portato subito in alto anche il valore tecnico della manifestazione. Domani 12 Agosto ci sarà una scaletta totalmente lucana, che, tra l’altro, vedrà protagonisti i maggiori rappresentanti della musica del Pollino, gli Amarimai, che sicuramente faranno saltare le centinaia di giovani della zona che ormai considerano l’Aff come l’evento a cui non mancare.
L’idea di un folk-festival nasce qualche anno fa – raccontano i musicisti di Accipeter – quando abbiamo iniziato a capire che la musica può essere anche un bagaglio culturale e di valori importante e quando, nello stesso tempo, ci siamo trovati di fronte ad una forte carenza di tradizione musicale locale. Ma anche le tradizioni e le culture hanno un punto di avvio, un grembo da cui nascere! E qualcosa si è avviato, è nato e si è mosso negli ultimi tempi, grazie all’impegno decennale del gruppo folk “I Maggiaioli”, all’opera creativa, e in buona parte ancora non svelata, di Francesco Varvarito, più unico che raro caso di cantore della collina materana, alla passione di qualche giovane musicista, attento alle dinamiche moderne del folk; e qui si apre una parentesi: parliamo di folk, non di musica popolare come troppo spesso e impropriamente esso viene definito, folk inteso si come tradizione, ma anche come contaminazione, si come attaccamento alla terra, ma anche come apertura all’esterno, si come “canti e balli”, ma anche come coscienza e occasione sociale (basta vedere quello che, soprattutto grazie alla musica, sta succedendo nel Salento negli ultimi anni!)”.