Puntuale e significativo è giunto rivolto alla Comunità Materana il messaggio dell’arcivescovo S.E. mons. Antonio Giuseppe Caiazzo.
Ancora una volta nello stile che sta contraddistinguendo la pastorale del nostro vescovo, il richiamo è alla tradizione e a ai valori fondanti del cattolicesimo che una festa come quella della Bruna riporta in evidenza nel lungo percorso storico.
Ma di grande interesse e spessore è il richiamo sociale del messaggio inviato alle Istituzioni e in generale alla comunità locale per riprendere l’attenzione verso le diseguaglianze sociale che anche se non marcatamente evidenti come in altri contesti del nostro paese, pur sono comunque evidenti e presenti nella nsotra città e in generale nella nostra regione.
Un attenzione che consente sempre più di apprezzare la conoscenza e l’azione del Pastore di Matera. Di seguito la nota integrale del messaggio inviato alla Comunità.

“Anche quest’anno ci ritroviamo insieme alla vigilia della festa della Madonna della Bruna. Ormai ci conosciamo e stiamo condividendo insieme le attese e le speranze, le gioie e i dolori, la fatica e la stanchezza della nostra gente, del nostro territorio, le preoccupazioni, le mete da raggiungere per il bene di tutti.

Seguo quotidianamente quanto avviene nella nostra Provincia e Regione e cerco di capire l’evolversi delle diverse situazioni di rottura o incomprensioni che si vengono a creare, a volte, anche all’interno delle diverse amministrazioni comunali. Vi assicuro sempre la mia preghiera e vi chiedo umilmente scusa se in qualche caso mi son permesso di intervenire non per interferire ma per essere da stimolo e sostegno a superare momenti di crisi o di stasi politica.

Il 27 febbraio di quest’anno è stato pubblicato: Giustizia, etica e politica nella città (Opere Carlo Maria Martini Vol. 3), ed. Pompiani. Estrapolo alcuni concetti che vorrei condividere con voi.

«La formazione alla politica è il vaccino contro il fondamentalismo derivato dalle ideologie e contro l’antipolitica. Formazione che per la Chiesa significa rivolgersi alle coscienze, aiutando ogni cittadino a vivere e comportarsi con responsabilità per promuovere il bene comune, anziché chiedere alle forze politiche la difesa di interessi di parte…».

Sento di ripetere, come più volte e in diverse occasioni sto facendo, che si avverte il bisogno di aiutarci ad uscire dalla logica dell’individualismo o dei personalismi. Chiesa, istituzioni civili e militari, scuola, sanità, non possiamo agire e operare, pur nella diversità dei ruoli, senza avere un obbiettivo comune: il bene dell’uomo, la crescita spirituale, culturale, la cura del corpo, la salvaguardia dell’ambiente. L’individualismo politico indebolisce la politica, i battitori solitari creano confusione, divisioni e malumori sia nella Chiesa che negli altri ambiti. Avere un progetto comune significa non appiattirsi o mettersi d’accordo attorno ad un tavolo. Vuol dire avere lo sguardo lungo ed uscire dalla logica della miopia non permettendo di essere surclassati da chi soltanto grida contro tutto e contro tutti ma è incapace di muovere un dito.

E’ tempo di mettere in campo ogni energia, capacità dei singoli e dei gruppi per vincere la tentazione di essere travolti dagli eventi negativi che a volte ci fanno sperimentare un senso di impotenza e rassegnazione.

La sfida del Card. Martini è questa: «Occorre aiutare tutti a diventare cittadini corresponsabili della vita comune, disposti a partecipare nelle decisioni ai diversi livelli della vita sociale che oggi è globale. E quest’ultimo aspetto oggi è cruciale: dobbiamo educare a capire che la vita politica non è solo quella della mia società, ma abbraccia il mondo intero».

Dobbiamo aiutarci in questo cammino che, cristianamente parlando, chiamo cammino di conversione. Nessun cambiamento sarà possibile senza confronto schietto e rispettoso, rivalutando le proprie posizioni.

Come Pastore di questa Chiesa di Matera – Irsina mi rivolgo a voi tutti con l’animo di chi non vuole fare il maestro o insegnare quanto siete chiamati ad operare. Ciò che dico a voi lo dico a me stesso. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, non per interessi di parte, ma per il bene di un territorio che chiede di essere aiutato a risollevarsi dalla rassegnazione, dal pessimismo e dal vittimismo.

Diceva S.Giovanni Paolo II: «La Dottrina sociale della Chiesa non è una “terza via”tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente, per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia,ma della teologia e specialmente della teologia morale» (Sollicitudo rei socialis, 41).

Fuggiamo la tentazione del populismo che, in questi tempi, rappresenta l’ideologia più subdola, ingannevole e deviante. Noi abbiamo il dovere di illuminare le coscienze, difendere la dignità della persona, aiutare a vincere l’apatia, lo sconforto. Chiamati ad essere uomini in mezzo agli uomini che camminano insieme. Tutti protagonisti della nostra storia da costruire; amanti della vita e del bene comune; in ascolto delle sofferenze da condividere; facendo ritrovare l’entusiasmo alle nuove generazioni, invogliandole a rimanere nella nostra terra, aprendo prospettive concrete per un futuro che permetta loro di assaporare la gioia di essere i primi protagonisti del presente che costruiscono il futuro.

Penso che tutti concordiamo con Papa Francesco quando afferma nell’enciclica “Laudato sii” che “La terra è ferita, serve una conversione ecologica”.Il messaggio non è rivolto solo ai cristiani ma “a ogni persona che abita questo pianeta”, invitandoci a considerare seriamente l’inquinamento, l’esaurimento delle risorse naturali, lo sfruttamento selvaggio della natura, la perdita della biodiversità, il deterioramento della qualità della vita, l’iniquità planetaria, il degrado sociale. L’elenco delle ferite di questa umanità è lungo. Il dire di Papa Francesco è un invito a guardare aduna ecologia integrale considerando le serie profonde implicazioni morali, sociali, economiche e spirituali. Questa enciclica è un invito a cercare nuovi modi di intendere l’economia e il progresso e sottolinea le gravi responsabilità della politica internazionale e locale.Abbiamo l’obbligo morale di difendere la nostra terra di Basilicata da ogni forma di sfruttamento selvaggio, evitando di strizzare l’occhio per interessi personali o di parte.

Carissimi, mettiamoci in cammino, sapendo guardare alla Madonna della Bruna, cioè della difesa, come il modello da tenere seriamente in considerazione. La Madonna della difesa ci sproni a difendere, sinergicamente, la dignità dell’uomo, della vita, della famiglia, dei nostri giovani, la nostra terra, lottando contro ogni forma di discriminazione e di ingiustizia. Insieme a lei, Madre e Regina, guardiamo avanti fiduciosi, pieni di speranza e di rinnovato entusiasmo. A lei vi affido invocando la benedizione di Dio, affinchè, illuminati dallo Spirito Santo, possiate essere nella Cosa Pubblica e civile presenza viva di quell’umano che Gesù Cristo ha incarnato servendo l’uomo nella sua interezza”.