Immaginate una donna ridotta in stato di schiavitù con una bambina di due anni da crescere e per giunta incinta. Senza soldi e nemmeno documenti. E tutto a causa di un amore malato. Il suo compagno di 44 anni l’aveva indebolita psicologicamente già dall’inizio della relazione, cominciata nel 2016 e durata fino allo scorso gennaio. Botte, insulti e minacce senza far mancare una pistola puntata alla tempia. Era questa la situazione che viveva la compagna di un pluripregiudicato materano arrestato dopo cinque anni di relazione maledetta e di torture psichiche e fisiche inflitte a un soggetto ormai fragile.

Nonostante le difficoltà, la donna ha trovato comunque la forza di reagire, scappando di casa per recarsi in Questura e denunciare gli abusi subiti.

Ma cosa l’ha spinta a reagire? Picchiata, insultata di continuo, privata di soldi e documenti, ecco tutto questo non è stato sufficiente a far scattare la rabbia di una madre confinata insieme a sua figlia. Ma le cose sono cambiate quando la donna si è sentita come si sentirebbe una madre impotente e incapace di difendere la sua bambina difronte a un uomo senza cuore.
Il compagno della donna, nonchè anche padre della bambina, era arrivato al punto di chiudere la piccola in bagno per non sentirne il pianto, impedendo così alla stessa madre di proteggere sua figlia. E adesso che l’uomo finalmente è in carcere, madre e figlia sono al sicuro.