“(…) Socchiudendo per un istante gli occhi, subito accecati, scollato il braccio umido dal viso, col rombo del sangue mischiato al crepitio altalenante dei sassi che l’onda pigra rotolava e sfregava avanti e indietro, avanti e indietro, Erri si rese conto che quel momento così intenso non poteva durare più a lungo. Un mese o anche solo una settimana di sovraesposizione a quella gioia monotona avrebbe consumato tutto dei loro corpi e dei loro pensieri, simile a una vibrazione che non cambia mai di frequenza né di intensità, un sibilo che risuona da tempo immemorabile. Forse era questo il significato della sirena, pensò, l’origine del suo agguato: una gioia disumana”.
L’eleganza e la raffinatezza sono la cifra stilistica di Edoardo Albinati in Un adulterio (Rizzoli), il nuovo libro dello scrittore che lo scorso anno vinse il Premio Strega con La scuola cattolica (Rizzoli).
Erri e Clementina sono due amanti, entrambi sposati con figli. Si conoscono da poco eppure si ritagliano una parentesi di passione e di evasione a fine stagione su un’isola come se fosse possibile fermare la vita “reale” – quella con figli e coniugi, appunto – e viverne una in cui si assecondano solo slanci amorosi, giri in barca, lunghe nuotate e la felicità sembra a portata di mano.
Clem, come tutte le donne, sembra più coinvolta, più incline a lasciarsi andare mentre Erri appena arrivato sull’isola tende già a camminare qualche passo più avanti rispetto alla donna, non sia mai che qualcuno possa vederli. E’ il desiderio a tenerli insieme per due giorni e due notti nelle quali una relazione clandestina diventa “la relazione”. Così, sospesa in una fisicità palpabile, senza che siano espressi giudizi o che si provino colpe, almeno fin quando i due rimangono sull’isola, una sorta di prigione dorata.
Baciati dal sole, tra sassi bianchissimi, sono i corpi di Erri e Clem a parlare, le parole sono superflue. Può davvero esistere una relazione così rarefatta?
Erri le ripete di non lasciarle segni sul corpo, Erri è ancora innamorato della moglie. Clem, invece, dal marito non si lascia sfiorare da tempo; ha un bambino di dieci mesi e ha appena riscoperto di essere sempre desiderabile.
Il primo dei due giorni in cui la coppia è in fuga dalla routine è magico. Poi qualcosa inizia a incrinarsi: è stato forse un colpo di testa ritagliarsi un fine settimana con uno sconosciuto? Le bugie che Erri e Clem hanno detto ai rispettivi compagni probabilmente sono simili a quelle che si stanno ripetendo tra loro.
Un adulterio, nelle ultime pagine, abbandona le premesse. La favola della coppia clandestina che trova la serenità su un’isola, anche se solo per poche ore, è destinata a non durare. Non secondo le aspettative. Entrambi non sono ciò che volevano sembrare.
Rimane una sensazione di malinconia, di incredulità: un adulterio è un’evasione per riappropriarsi con più entusiasmo della routine o è un’esperienza distruttiva che espone al rischio di spezzare legami e ritrovarsi soli?
Edoardo Albinati è nato a Roma nel 1956. Lavora come insegnante nel carcere di Rebibbia. Suoi reportage dall’Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul “Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra i suoi libri Maggio selvaggio, Orti di guerra, 19, Sintassi italiana, Svenimenti, Tuttalpiù muoio (scritto con Filippo Timi), Vita e morte di un ingegnere.